Emissioni dei precursori dell’Ozono

Dato che l’ozono è un inquinante secondario, è possibile stimarne la formazione in atmosfera solo valutando le emissioni dei suoi precursori (ossidi di azoto, composti organici volatili, monossido di carbonio).

Questo comporta il calcolo delle stime di emissione annuale di NOX, monossido di carbonio (CO), metano (CH4) e NMVOC, a partire dai dati presenti nell’Inventario Regionale delle Emissioni, e la combinazione di quest’ultime con opportuni coefficienti (TOFP - Tropospheric Ozone-Forming Potentials dell’Agenzia Europea per l’Ambiente), che tengono conto del potenziale contributo che ogni inquinante dà alla formazione dell’ozono. Da questo tipo di elaborazione risulta possibile sia valutare in termini percentuali il contributo di ogni precursore alla formazione dell’ozono sia individuare le principali fonti di produzione dei suoi precursori (presi nel loro insieme) in modo da orientare in modo mirato le misure di riduzione delle emissioni.

Figura 1 - Emissioni dei precursori dell’Ozono.

Emissioni dei precursori dell'ozono: metano 1%, monossido di carbonio 16%, composti organici volatili 37%, ossidi di azoto 46%

Figura 2 -Emissioni dei precursori dell’Ozono. Ripartizione per comparto emissivo - anno 1997.

Emissioni dei precursori dell'ozono - ripartizione per comparto emissivo nel 1997:  rifiuti 1%, riscaldamento 3%, agricoltura e natura 4%, energia 4%, altro 7%, solventi 14%, industria 15%, trasporto su strada 52%