Nelle mani di uno sperimentatore geniale, la grafica computerizzata rivela d'essere una nuovissima e autonoma forma d'arte. Già nella rivisitazione cibernetica dei maestri della pittura la macchina aveva permesso di scoprire valori che sfuggono allo sguardo umano, facendo emergere luci e simmetrie legate ad accordi strutturali nascosti: ora sta nascendo l'undicesima musa.
C'è una nota di Carlo Ludovico Ragghianti, scritta nel 1977 a complemento di
un testo del 1964 dedicato alla lettura cibernetica delle opere d'arte, che
merita oggi di essere ricordata in quanto fornisce indicazioni lungimiranti e
concrete sulle possibili utilizzazioni degli strumenti informatici nelle
ricerche storico-artistiche. L'acuto sperimentatore dei critofilm, suggestive
analisi e dimostrazioni cinematografiche del singolare divenire di ogni opera
d'arte, così precisa a proposito dell'uso del computer: «La macchina esplicita e
talvolta fa emergere valori che sono intrinsecamente atti interiori qualificati
dallo slancio visionario alla condotta a volte lucidamente elaborata, in
tensione responsabile. La macchina constata l'esistente, e non potrebbe
constatarlo se non ci fosse, il suo pregio e il suo vantaggio - in confronto
alla ricostruzione cinematografica che esige sempre a fortiori l'interprete,
l'osservatore - è di materializzare anche visivamente, graficamente, il processo
significativo della forma che, stato l'atto essenziale dell'artista, e non in
modo statico, ma nella sua intrinseca dinamica, come percorso».
Il prezioso
cd-rom dedicato da Giorgio Riva al polittico agostiniano di Piero della
Francesca, prodotto per il museo Poldi Pezzoli di Milano, può oggi essere
considerato una delle prove più convincenti realizzate in Italia, dell'incontro
fruttuoso tra pratiche tecnologiche avanzate e riflessione storico critica nel
campo artistico.
Giorgio Riva, figura assai complessa di artista-architetto, insiste nel suo
lavoro, da molti anni, sul valore linguistico che possono assumere le
articolazioni grafiche e formali delle rappresentazioni visuali. In questa
prospettiva egli cura un corso presso la Facoltà di Design del Politecnico di
Milano, dedicato a "Le metamorfosi dello spazio abitato", luogo dove si
incontrano dentro diversi parametri simbolici, memorie collettive e strutture
architettoniche.
Il lavoro creativo di Giorgio Riva ha un suo nucleo nella
sperimentazione, attraverso la grafica computerizzata, di un nuovo universo di
immagini, autodeterminate e progressivamente in epansione in accordo con ben
scanditi interni accordi strutturali. Si dedica a queste opere che configurano
una inedita qualità e densità estetica del foglio elettronico, perciò
info-plasmi, ormai da un decennio valendosi della collaborazione dello
specialista di ingegneria elettronica Massimo Bordoli.
Parametro costante
nella dinamica formativa impegnata da Giorgio Riva è la sollecitazione di un
redefinitorio gioco di simmetrie. Proporzione e armonia dei singoli elementi
costitutivi della configurazione esaltano l'opposizione geometrica degli
articoli interni che non risultano mai disomogenei ma disposti in modo da
eccitare i riconoscimenti percettivi di una vigilante visione.
La simmetria che l'artista sollecita e utilizza - in cui come in ogni
produzione grafica informatizzata si compenetrano simmetria geometrica e
algebrica - solo raramente è bilaterale; più spesso, ternaria (come nella
celebre ruota ornamentale del Pulpito della Cattedrale di Santo Stefano a
Vienna), o ancora numericamente moltiplicata. Il ribaltamento delle simmetrie
allude a una organicità non conclusa ma recuperabile nel gioco dei possibili
distanziamenti di illusioni e analogie. Effetto conclusivo di questa sapiente
elaborazione compositiva è la determinazione di un campo grafico che si dà
insieme come espressione di un continuum proliferante e come momento di
irreversibile complessione iconica.
I lavori più recenti di Giorgio Riva
insistono sulla risolvente luminosa insita nella dimensione elettronica del
computer. Riva cerca attraverso un accorto gioco di scansioni di rendere
manifesto ogni momento di saturazione luminosa, accentuandone modulazione e
inspessimenti. Ogni indagine sulla luce è legata, nell'opera di Riva, alle
dinamiche del tempo. Accrescimenti figurali, espansioni lineari e saturazioni
cromatiche vengono sempre mostrate allo spettatore non come dati preconfezionati
o trasferiti ma nella loro processualità costitutiva. Così tutta la costruzione
spaziale, investita da una chiara articolazione temporale, mette a nudo la
struttura composita mentre definisce l'evidenza risolutiva.
Nel lavoro di Giorgio Riva, formulato in una chiave tecnologica avanzata,
esiste tuttavia un rinvio costante a una memoria profonda sopraindividuale.
Questo elemento va considerato una radice "colta" di tutta l'opera dell'artista
e continuamente si intreccia con lo sviluppo linguistico di ogni processualità.
La continua, parallela, presenza di una ragione strutturante e di una curva e
remota memoria, che sfonda lo stesso scenario dell'illusione per un più spesso
gioco di significazioni, allarga l'orizzonte comunicativo di ognuno di questi
fogli.
L'universo dei miti riporta a moduli antichi e primari, quali il
triangolo, la spirale, la piramide e l'uovo, che non sono contraddetti
dall'evidenza tecnologica dell'immagine eletttronica, ma piuttosto recuperati
nella loro essenziale generatività lineare e geometrica. Giorgio Riva dimostra
così come l'uso dei nuovi strumenti comunicativi può rivelarsi, sul piano
linguistico, un reale arricchimento della polivalenza delle immagini.