sei in: sistema piemonteagricoltura PSR 2007-2013 modello indicatori


menu della sezione


contenuti

Il programma 2007- 2013

Le aree definite dal PSR

Un elemento di assoluta novità del PSR 2007 2013 è la caratterizzazione territoriale dell’analisi, della strategia e delle priorità contenute nel programma.
Il regolamento (CE) n. 1974/2005 è perentorio: le zone rurali devono essere delimitate in base al cosiddetto “metodo Ocse”, che stabilisce una netta distinzione fra zone urbane e zone rurali basata sulla densità demografica.
I PSR italiani fanno riferimento alla zonizzazione riportata nel Piano strategico nazionale, che ripartisce il territorio in quattro tipologie areali: i poli urbani, le aree rurali ad agricoltura intensiva, le aree rurali intermedie e le aree rurali con problemi complessivi di sviluppo.

In Piemonte tali tipologie areali sono così caratterizzate:

  • i poli urbani comprendono le zone urbane e periurbane, rappresentate dai capoluoghi di provincia, dall’area metropolitana torinese e da altri nuclei ad alta densità insediativa (colline novaresi). In tali contesti l’attività agricola tende a divenire interstiziale e residuale, minacciata dall’urbanizzazione crescente e dalla pressione ambientale che ne consegue. In queste aree, che coprono il 17% del territorio regionale, si concentra il 62% della popolazione, mentre la superficie agricola utilizzata (SAU) rappresenta il 20% del totale. Nei poli urbani è prioritario ricercare nuove formule produttive e organizzative dell’agricoltura, in un più ampio obiettivo di riequilibrio di tali territori, nei quali l’attività agricola e, in generale, gli agroecosistemi sono fortemente compromessi dalla pressione insediativa. Fra le opportunità si possono considerare la riconversione produttiva no food e la diversificazione orientata a fornire servizi alla popolazione urbana. Rimane tuttavia importante stimolare la competitività delle attività agricole specializzate ancora presenti, anche orientandole verso formule produttive favorevoli all’ambiente. Il riequilibrio tra agricoltura e insediamenti può essere più efficacemente perseguito attraverso progetti integrati specifici, che estendano su aree vaste gli impatti positivi e permettano di sviluppare un’offerta di servizio più articolata e legata al territorio (ad esempio percorsi tematici a funzione culturale e ricreativa);
  • le aree rurali ad agricoltura intensiva sono collocate nelle restanti zone di pianura e sono caratterizzate, da un punto di vista agricolo, da processi produttivi intensivi e da specializzazioni quali cereali, ortofrutta e, per quanto riguarda la zootecnia, latte e carne bovina, carne suina, avicoli. Rispetto al totale regionale, in queste aree che coprono il 17,3% del territorio risiede il 13% della popolazione e si colloca il 31% della SAU piemontese. In questi territori è essenziale procedere verso un migliore livello di sostenibilità dei processi produttivi. Una priorità assoluta è rappresentata dalla riduzione del carico di azoto nelle acque, nel rispetto della direttiva nitrati. Inoltre, sono frequenti le situazioni di difficoltà di mercato legate al fatto che le produzioni sono spesso di carattere commodity, poco differenziate merceologicamente. Attraverso le misure orientate alla competitività è prioritario mirare a un riposizionamento dell’agricoltura intensiva, attraverso l’innovazione di processo e di prodotto, anche coinvolgendo, ove necessario, gli altri attori delle filiere;
  • le aree rurali intermedie sono collocate in collina e spesso sono caratterizzate da importanti attività agricole (coltivazioni permanenti), come ad es. l’area vitivinicola composta dalle Langhe e dalla porzione meridionale del Monferrato. Questi territori hanno sviluppato un’articolata integrazione con altri settori quali la ristorazione, il turismo, la comunicazione, formando il maggiore nucleo piemontese di quella che viene definita “economia del gusto”. Risiede in queste aree il 14% dei piemontesi; la SAU rappresenta il 23% di quella totale e la superficie territoriale è il 22% del totale regionale. Tali territori, per la loro natura intermedia, sono interessati sia da alcune priorità legate all’agricoltura intensiva (contenimento delle esternalità negative) sia almeno in parte - da quelle proprie delle aree rurali con problemi di sviluppo, legate alla condizione acclive del territorio e, in alcune zone, a fenomeni di abbandono. Inoltre, in questi territori, una specifica priorità è favorire l’integrazione dell’azienda agricola con il contesto territoriale, soprattutto nel caso in cui l’imprenditore voglia impostare la propria attività sui canali commerciali brevi o sulla diversificazione, o ancora sviluppare produzioni tipiche e di qualità, anche in relazione a piccole filiere locali;
  • le aree rurali con problemi complessivi di sviluppo sono essenzialmente territori montani a bassa densità abitativa. In tali zone, spesso di difficile accessibilità, si registra un diffuso malessere demografico e uno scarso dinamismo, riassumibili nel concetto di marginalità. Questi territori, tuttavia, custodiscono un ricco patrimonio locale, che può rappresentare una solida leva di sviluppo. Soltanto l’11% della popolazione piemontese abita in queste zone, che tuttavia coprono il 43,1% del territorio piemontese; la SAU rappresenta invece il 26% di quella regionale. Nelle aree rurali con problemi complessivi di sviluppo una priorità rilevante è il mantenimento dell’attività agricola e forestale, attraverso meccanismi di sostegno che, fra l’altro, incentivino tutte quelle formule produttive in grado di massimizzare le esternalità positive esprimibili dall’attività agricola e forestale. Inoltre, come per le aree rurali intermedie, è necessario favorire l’integrazione dell’azienda agricola nell’ambito del sistema produttivo e del patrimonio locale. Infine, per quanto riguarda il tema della qualità della vita e dell’occupazione, è prioritario favorire la diversificazione e la creazione di poli locali di sviluppo integrato, nei quali creare sinergia fra attori e interventi che singolarmente risulterebbero troppo deboli per invertire la spirale della marginalità.